Il libro della pesca in mare - domenico marfè

Il libro della pesca in mare

Жанр: Рыбалка

Автор

Страниц

50

Год

2024

Domenico Marfè, conosciuto affettuosamente come Mimmo, ha dedicato gran parte della sua carriera alla scrittura e alla divulgazione della pesca sportiva. Per oltre trent'anni, ha collaborato con la casa editrice Olimpia, rinomata per le sue pubblicazioni dedicate al tempo libero, in particolare alla pesca. Durante il suo percorso, ha redatto più di 500 articoli per la rivista "Pescare Mare", diventando un punto di riferimento nel settore. La sua penna ha dato vita a cinque volumi, sempre per la stessa casa editrice, che approfondiscono vari aspetti della pesca in mare.

Non solo, Mimmo ha contribuito anche alla rivista "Pesca in Mare", pubblicata dall'editoriale EDAI, e ha fornito il suo apporto continuo alla rivista "I Segreti dei Pescatori", dove le sue competenze sono state apprezzate da un vasto pubblico. La sua esperienza si estende anche al mondo della televisione: ha collaborato con Sky TV, producendo filmati che catturano l'essenza della pesca e l'amore per il mare.

Oltre alle sue pubblicazioni in Italia, ha scritto numerosi articoli per la rivista greca "Thalassa", contribuendo a diffondere la passione per la pesca anche all'estero. Infine, il suo talento è stato riconosciuto da diverse testate online specializzate, tra cui "Fishing Boat Magazine", dove ha condiviso la sua vasta conoscenza e la sua esperienza pratico-teorica nel campo della pesca. La dedizione di Mimmo alla scrittura e alla promozione della pesca non solo ha arricchito il panorama editoriale, ma ha anche ispirato molti appassionati e neofiti del settore.

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I

l libro della pesca in mare

PREMESSA

Il mare, luogo di sogni e di desideri; e c’è chi non l’ ha ancora visto e mai lo vedrà per l’intera esistenza.

Il mare, quello trasparente che evoca vacanze esotiche con bianche sabbie e palme sulla riva; quello che ci fanno vedere, sullo schermo televisivo, assassinato dal petrolio, quello liscio come olio delle assolate giornate d’estate, quello in burrasca che provoca sfracelli e devastazioni, quello che ottusamente cerca di farsi strada tra le rocce, ma i nostri tempi non sono i suoi, perché ci riuscirà. Quello che regala vita alla pietra che da esso è lambito.

Strada per grandi esodi, che si apre per lasciar passare il popolo eletto, che si chiude come una morsa su terre e città in occasioni di grandi maremoti o che, ballerino, copre e scopre periodicamente parte di piccole città costiere come, in Italia, Pozzuoli; che in preda al potente influsso della luna, in alcune zone del globo si ritira e poi riconquista centinaia di metri, forse talvolta chilometri, di terra più volte in un solo giorno.

Evocato nelle canzoni, nelle poesie, racchiuso nei sogni dei nostri primi amori, quasi bastasse da solo a scatenare in ognuno di noi la voglia di vivere. Comunque acqua, che copre la maggioranza del pianeta che ci ospita, acqua che compone in gran parte il nostro stesso corpo di mammiferi ma che forse nell’acqua, dall’acqua, ha trovato vita ed evoluzione.

Mare vivo dai primi centimetri in cui si manifesta; basta scavare nella sabbia proprio sotto i nostri piedi carezzati dalla lieve risacca dell’estate per trovarci piccoli esseri viventi, siano esseri conchiglie, granchietti, anellidi o ancora guardare con attenzione lo scoglio lambito dalle salse acque e vedere tanta vita animale e vegetale aggrappata a quello scoglio che attende di essere ancora una volta coperta dall’elemento liquido da cui trae vita; saranno patelle, ancora granchietti o piccoli gamberi o banali pulci di mare ma talvolta pescetti infilati in un buco dello scoglio in attesa che l’acqua ancora li ricopra.

Mare e pesci un binomio inscindibile che ha attratto l’uomo fin dalla sua comparsa rappresentando per quello scimmione, che è stato nostro avo, fonte di nutrimento, di difesa, strada su cui sfamare la propria curiosità o spirito di ricerca.

Mare solcato da canoe ancora scavate nel tronco, da lussuosi alberghi galleggianti, da piccoli gommoni, da immense petroliere, dalle vele commerciali o di diletto, solcato dalle pinne dei suoi abitatori, ridotto talvolta in discarica. E noi pescatori abbiamo il nostro mare che talvolta vorremmo mosso, altre calmo, a cui ci rechiamo prima che il sole spunti o poco prima che il sole si tuffi nell’orizzonte e che invochiamo nei racconti, nei sogni, nei programmi prossimi futuri. Che vorremmo scoprire tutto per trovare quello dei miracoli, quello che ad ogni calata della nostra lenza ci regali pesci da sogno. Ed ognuno a suo modo si organizza, sceglie la tecnica a lui più congeniale, talvolta la più difficile, la meno appagante in termini di cattura ma la più gratificante in termini di sfida. E la sfida può essere la ricerca della grossa spigola con bolognese e terminale dello 0.10, può essere la caccia del record per un tonnodi centinaia di chili con una lenza che al massimo ne regge 25 o ancora la sfida con le onde che solcano i primi cento metri delle acque litoranee cercando tra quelle onde, in quel caos di correnti la preda, ma prima di essa, la possibilità, la soddisfazione di aver trovato il sistema l’equilibrio per stare in pesca. O ancora la sfida della provocazione tentando di istigare l’istinto di caccia del predatore, sia esso spigola, luccio di mare, serra, lasciando sfilare tra i flussi di corrente dei legnetti dalla forma di un piccolo pesce o una semplice piumetta o semplicemente un pezzetto di metallo luccicante.